11.27.2006

Jewel - Goodbye Alice in Wonderland (2006, Atlantic)

Non si capisce ancora il senso di un disco come "0304" (2003), un tentativo (miserabilmente fallito) di trasformare Jewel in una popstar da rivista patinata a tutti i costi, anche lottando contro quello che sa fare meglio, ovvero imbracciare la sua chitarra e intonare melodie soavi. Intendiamoci, "This way" (2002) era già pop; ma un pop meno dance e più rockettaro, esattamente quello che ripropone oggi con "Goodbye Alice in Wonderland". Mai scelta di un producer del calibro di Rob Cavallo fu più saggia; lui con la sua spiccata sensibilità melodica nel creare brani facili ma non necessariamente scontati, lui già scelto dal signor Phil Collins dopo quello che aveva dimostrato (in modo più energico) con i Green Day e con i Goo Goo Dolls, lui che di recente ha messo le mani anche sull'ultimo lavoro di My Chemical Romance, dettando un punto di svolta nella loro carriera. Dopo "0304" ci voleva.

7.5/10

Highlights: Again and again, Goodbye Alice in Wonderland, Good day, Words get in the way, Drive to you, Last dance rodeo, 1000 miles away.

11.26.2006

Layo & Bushwacka! - Feels closer (2006, Olmeto)

Prendete "Vertigo" dei Groove Armada e trascinatelo dal 1999 al 2006; sette anni dopo "Feels closer" è un mix di profumi e sensazioni che si intrecciano in modo impeccabile, che conducono l'ascoltatore in un viaggio senza tempo. Bentornati.

8.5/10

Highlights: Tutto.

Layo & Bushwacka! - Night works (2002, XL)

Trainato dall'inno "Love story", "Night works" è un album dalle atmosfere surreali, magiche.

8/10

Highlights: Shining through, We meet at last, All night long, Sleepy language, Blind tiger, Love story.

Layo & Bushwacka! - Low life (1999, End)

Layo Paskin & Matthew Benjamin, rispettivamente co-proprietario e dj resident del The End di Londra, al loro album d'esordio; musica più da ascolto che da ballo con ottime intuizioni ritmiche e una discreta quantità di funk.

7/10

Highlights: Spooked, Dead man walking, Bad old good old days, Deep south, Low life, Perfect storm.

11.25.2006

Placebo - Meds (2006, Virgin)

100% Placebo; niente svolte, niente esperimenti, niente ambizioni di conquista verso nuovi territori musicali. Chi si aspettava qualcosa di diverso dopo il greatest "Once more with feeling" rimarrà sicuramente deluso, ma c'è da scommettere che saranno di più coloro che apprezzeranno queste melodie di sicuro orecchiabili, ma in fondo sincere.

8/10

Highlights: Tutto.

Placebo - Sleeping with ghosts (2003, Virgin)

Ci è voluto un po' più di tempo dei consueti due anni per sfornare "Sleeping with ghosts", ma dato il risultato si può dire che ne è valsa la pena. Oltre ai vari singoli killer spuntano l'affascinante title-track, il rock frenetico di "Second sight" e la toccante "Centrefolds".

8/10

Highlights: English summer rain, This picture, Sleeping with ghosts, The bitter end, Special needs, Second sight, Protect me from what I want, Centrefolds.

Placebo - Black market music (2000, Virgin)

"Black market music" è un disco d'assestamento. Nel ribadire le potenzialità dei Placebo con pezzi come "Special k", "Passive aggressive" e soprattutto "Slave to the wage", comincia al contempo a sapere di già sentito con episodi tipo "Days before you came" e "Black-eyed", e infine cerca nuove vie ma senza riuscire nell'intento (vedi il bruttino esperimento simil-crossover "Spite & malice"). Nonostante alcuni scivoloni rimane un album gradevole.

7/10

Highlights: Taste in men, Special k, Passive aggressive, Blue american, Slave to the wage, Narcoleptic, Peeping Tom.

Placebo - Without you I'm nothing (1998, Virgin)

"Pure morning" è droga; una spietata vibrazione che ti striscia dentro lenta e inesorabile. "Brick shithouse", invece, è un pugno in faccia; e poi arriva il secondo singolo, "You don't care about us", rock dritto senza fronzoli. La poesia di "Ask for answers" conferma quanto il trio sia capace di dire la sua anche attraverso pezzi più intimi; attitudine confermata anche dalla cupa title-track, che fa da preambolo al pezzo meno riuscito del disco, la scontata "Allergic (to thoughts of mother earth)". Sanno fare di meglio, i Placebo. Si riprendono parzialmente con un'altra ballad ("The crawl"), ma quello che si aspetta è l'ennesimo singolo, "Every you every me"; la stessa ossessiva inclinazione della traccia che ha aperto l'album unita ad una dose aggiuntiva di dinamismo, la melodia che ondeggia insicura nelle strofe che si tramutano incosapevolmente in ritornello, la metafora della cantilena in forma canzone, un piccolo incompleto capolavoro. "My sweet prince" è un malinconico trequarti industriale, con il riverbero sulla voce di Molko che amplifica la potenza delle rime di un lento da brividi; i sei ottavi scanditi in "Summer's gone" sono meno tristi ma comunque emozionanti, la sferzata di "Scared of girls" è tralasciabile, il finale sussurrato di "Burger queen" conclude a modo un disco da non dimenticare.

8/10

Highlights: Pure morning, Brick shithouse, You don't care about us, Ask for answers, Every you, every me, My sweet prince, Summers' gone.

Placebo - Placebo (1996, Virgin)

Il Duca Bianco non si può sbagliare; la sua scelta di portarsi i Placebo in tour nel 1996 è più che giustificata, essendo questo loro album di debutto un concentrato di energia e capacità che sfocia (anche e soprattutto grazie a quella voce tremula ed indecisa di Brian Molko) nella costituzione di un impasto sonoro particolare e immediatamente identificabile.

7.5/10

Highlights: Come home, Bionic, Hang on to your iq, I know, Bruise pristine, Lady of the flowers.

11.23.2006

Fall Out Boy - Take this to your grave (2003, Fueled By Ramen)

Classico poppy punk rock melodico, ma con le palle.

7/10

Highlights: Tell that Mick he just made my list of things to do today, Dead on arrival, Grand theft autumn - Where is your boy, Sending postcards from a plane crash (wish you were here), The pros and cons of breathing, Calm before the storm, The patron saint of liars and fakes.

11.22.2006

Robbie Williams - Rudebox (2006, Chrysalis)

Il Robbie che conosciamo che si muove fra cover e pezzi d'ispirazione ottanta; apprezzabili gli interventi di Soul Mekanik e Pet Shop Boys, un po' cheesy il rifacimento di "Kiss me" di Stephen 'Tin Tin' Duffy.

7/10

Highlights: Rudebox, Lovelight, Bongo bong, She's madonna, Keep on, Never touch that switch, Louise.

11.21.2006

My Chemical Romance - The black parade (2006, Reprise)

La parola punk va sfumando lasciando spazio ad un più radiofonico "pop-rock". Il rischio è ovviamente quello di cadere nei luoghi comuni, ed è esattamente quello che accade in "The black parade"; ma il suono e le melodie sono talmente superiori al passato da far si che i due album precedenti non vengano in alcun modo rimpianti.

8/10

Highlights: Tutto.

My Chemical Romance - Three cheers for sweet revenge (2004, Reprise)

Alla ricetta di "I brought you my bullets, you brought me your love" vanno aggiunti una buona dose di tecnica e una produzione da major.

6.5/10

Highlights: Helena, To the end, I'm not okay (I promise), The jetset life is gonna kill you, Thank you for the venom.

My Chemical Romance - I brought you my bullets, you brought me your love (2002, Eyeball)

Standard pseudo punk. Ascoltabile anche nella sua palese immaturità.

6/10

Highlights: Honey this mirror isn't big enough for the two of us, Drowning lessons, Skylines & turnstiles, Early sunsets over Monroeville, Cubicles.

11.20.2006

The Rapture - Pieces of the people we love (2006, Mercury)

Il ritorno dei Rapture avviene quando il famigerato punk-funk è già morto e sepolto; forse anche per questo la produzione non è più ad opera dei Dfa, ma è affidata al gusto rock di Paul Epworth (già al lavoro con Bloc Party e Futureheads) coadiuvato dal tocco elettronico di Ewan Pearson. Il risultato è pregevole, considerando anche il fatto che la band ha notevolmente affinato le proprie capacità di esecuzione.

8.5/10

Highlights: Tutto.

The Rapture - Echoes (2003, Dfa)

Tim Goldsworthy e James Murphy l'hanno combinata grossa con questo disco; i due "Dfa" dopo avere messo le mani su Le Tigre e Radio 4 producono i Rapture, portando definitivamente sulla bocca del popolo un nuovo termine: "Punk-funk". Astuto ed energico rock da ballare.

7.5/10

Highlights: Olio, I need your love, House of jealous lovers, Echoes, Sister saviour, Love is all.

Super 8 - Technicolour melodies (2004, Human Condition)

L'album di debutto di una band scozzese strapompata dalla stampa britannica; tredici pezzi in bilico fra folk e brit pop con un problema evidente di mancanza quasi totale di originalità e personalità.

5/10

Highlights: Morocco, Been around, Serenade.

11.18.2006

Pnau - Again (2003, Underwater)

La giusta dose di pop che contamina un'elettronica carica e a suo modo funky; la scuola è senza dubbio Daft Punk.

7/10

Highlights: Donnie Donnie Darko, Super giants, In the valley, Fear and love, Lovers.

Dr. Dog - Easy beat (2005, National Parking)

John Lennon anyone?

7/10

Highlights: The world may never know, The pretender, Easy beat, Say something.

11.16.2006

Charlotte Gainsbourg - 5:55 (2006, Because Music)

Avendo affidato la produzione agli Air insieme a Nigel Godrich sembra quasi naturale che le sonorità di questo disco siano quelle (incontestabilmente affascinanti) di "Talkie walkie"; e allora largo a pianoforti sognanti, archi ben orchestrati, organi elettrici, glockenspiel, qualche chitarra rigorosamente acustica e sporadiche incursioni soft di moog. Dimenticavo, c'è anche una voce; ma Charlotte Gainsbourg è un'attrice (non una cantante) e quindi piuttosto di gettarsi nell'ardua impresa di tirare fuori la voce si limita a sussurrare le parole dei testi, abbozzando indecisa le spesso inconsistenti melodie, con il risultato di diventare discretamente irritante. Il buon lavoro del duo francese in fase di arrangiamento non è sufficiente a compensare l'esilità delle canzoni e la povera interpretazione della figlia del compianto Serge; ci si aspettava qualcosa di più.

6.5/10

Highlights: 5:55, Tel que tu es, The songs that we sing, Beauty mark, Jamais, Everything I cannot see.

11.15.2006

Junior Boys - So this is goodbye (2006, Domino)

Stilisticamente "So this is goodbye" è il proseguimento di "Last exit", fra sonorità rotonde e morbide melodie; la vera differenza sta nel salto qualitativo della produzione e nella maturità delle canzoni.

8/10

Highlights: The equalizer, First time, Count souvenirs, In the morning, So this is goodbye, When no one cares.

11.14.2006

Junior Boys - Last exit (2004, Kin)

Soffice pop sintetico made in Canada.

7.5/10

Highlights: Bellona, High come down, Last exit, Birthday, Three words, When I'm not around.

11.13.2006

Rob Dougan - Furious angels (2001, Cheeky Records)

Drammatico ed imponente; non è ancora stato girato un film così particolare da meritarsi questa colonna sonora.

8.5/10

Highlights: Tutto.

11.12.2006

The Pipettes - We are the pipettes (2006, V2)

Straight from the sixties; preso a piccole dosi è divertente.

7.5/10

Highlights: Pull shapes, Why did you stay?, Judy, Your kisses are wasted on me, Tell me what you want, Because it's not love (but it's still a feeling), Sex.

11.11.2006

Kelis - Kelis was here (2006, Virgin)

Molto ben prodotto e terribilmente sexy.

7.5/10

Highlights: Blindfold me, Bossy, Weekend, Appreciate me, What's that right there, Circus, Lil star, Like you, Goodbyes.

Anna Clementi - Love is a reason (2005, Ishtar)

Resa celebre quando chiamata in causa da Dorfmeister e Huber per il loro progetto Tosca, Anna Clementi pubblica il suo primo album da solista; strambo pop rubato agli anni 60 arrangiato in maniera volutamente sgangherata e punk, che oscilla fra pezzi solari ("An occasional man" e la riuscita cover di "Tornerai") e introspettivi (le atmosfere di "Swimming" ricordano Nico) in un saliscendi di emozioni indefinito ma suadente.

7/10

Highlights: Rosso, Tornerai, Swimming, Could be, Adrian.

John Dahlback - At the gun show (2006, Pickadoll)

La discografia di Dahlback si arricchisce di un nuovo tassello, ovvero il suo nuovo album su Pickadoll; meno rivolto al dancefloor rispetto alle sue produzioni uscite su un numero impressionante di etichette, si distingue comunque per la pulizia del suono e per gli arrangiamenti ai quali ci ha abituati, essenziali ma efficaci. Aleggia comunque sullo sfondo il sospetto che troppe di queste tracce siano state realizzate puntando su preset e formule già rodate; la qualità non regge il confronto con la quantità.

6/10

Highlights: Get over it, Our song, See my show, S for e.

John Dahlback - Man from the fall (2005, Systematic)

Oltre a Steve Angello, Eric Prydz, Sebastian Ingrosso, Axwell e tutti quei produttori che ruotano attorno all’orbita del famoso collettivo ormai noto come “Swedish Mafia” è bene ricordare che Stoccolma è anche la città dalla quale proviene la famiglia Dahlback, di cui John è l’ultimo giovanissimo esponente; alla tenera età di 19 anni infatti, dopo avere pubblicato già un buon numero di 12’’ per etichette come Turbo e Dessous, il prolifico John sforna il suo album di debutto su Systematic. Le 15 tracce seguono la via dell’electro-house melodica e particolareggiata con citazioni acide, e in “It feels so good”, “This is some action” e “Now it’s not summer” vengono raggiunti dei picchi di qualità davvero notevoli; nonostante ciò non viene eliminato del tutto il nemico numero uno dei dischi di questo genere, ovvero la monotonia, unico difettuccio di un lavoro interessante anche e soprattutto in prospettiva.

6.5/10

Highlights: Ooh oh i e, It feels so good, This is some action, Hugge's theme, Day of the night, Now it's not summer.

11.10.2006

The Beauty Room - The beauty room (2006, Peacefrog)

Inebriante pseudo-alternative folk con venature settanta; è un progetto partorito dalla mente di un produttore techno underground, Kirk DeGiorgio, in collaborazione con Jinadu e la sua bellissima voce. Ci vogliono un po' di ascolti, necessita pazienza e dedizione, bisogna lasciarlo crescere piano...ma una volta assimilato ti lascia lì inerme e sognante, travolto da tanta intensità.

9/10

Highlights: Tutto.

Daniel Powter - Dp (2005, Warner Bros)

Pop leggerissimo che non stupisce ma non si fa neanche odiare. A parte quando il bravo Daniel tedia l'ascoltatore con quell'irritante falsetto stridulo sulla falsa riga di Brian Johnson e Bruce Dickinson che proprio non ci azzecca.

7/10

Highlights: Free loop, Bad day, Jimmy gets high, Styrofoam, Lost on the stoop.

11.06.2006

Charlotte Hatherley - Grey will fade (2004, Double Dragon Music)

L'ex Ash non scherza affatto; rock melodico ma per niente scontato.

7.5/10

Highlights: Kim Wilde, Rescue plan, Summer, Down, Where I'm calling from, Why you wanna?, Bastardo.

Trentemoller - The last resort (2006, Poker Flat)

Una contorsione insistente di frequenze, rumori sinistri, spazi dilatati e atmosfere cupe; evanescente, indefinito e al contempo dannatamente affascinante.

7.5/10

Highlights: Always something better, While the cold winter waiting, Like two strangers, Snowflake, Moan, Miss you.

11.05.2006

Leigh Nash - Blue on blue (2006, Nettwerk)

Il disco di debutto da solista dell'ex singer degli ora sciolti Sixpence None The Richer; piacevole pop music ben orchestrata da Pierre Marchand, noto per il suo lavoro di produzione al fianco di Sarah McLachlan.

7/10

Highlights: Nervous in the light of dawn, Ocean size love, Never finish, More of it, Angel tonight.

11.03.2006

Clara Hill - All I can provide (2006, Sonar Kollektiv)

La voce di Clara Hill sottoposta ai trattamenti di vari produttori; è tutto impeccabile, ma c'è una sensazione di "pianificato a tavolino" che troppo spesso oscura ogni tipo di aspetto emotivo.

7.5/10

Highlights: What for, Nowhere (I can go), Hard to say, Paper chase, Run, Did I go wrong.

Clara Hill - Restless times (2004, Sonar Kollektiv)

Buona miscela di soul, jazz ed elettronica con una produzione globale solida e minuziosa; l'unica pecca è che può risultare a tratti un po' pesante e in un certo senso forzato.

7.5/10

Highlights: For your love, Silent distance, Flawless, Flawless Pt.2, I'm there.

11.01.2006

Abe Duque - When the fever breaks (2006, Abe Duque Records)

Il nuovo lavoro di Carlos Abraham Duque Alcivar è la colonna sonora ideale per un giro notturno nei bassifondi di una decaduta metropoli elettronica. I primi 6 brani scuri e deep si incastrano senza pause l'uno nell'altro in un viaggio psicotico e allucinato, da brividi; come l'ultimo paladino dell'underground con l'acido nel sangue Abe Duque si fa accompagnare dal sempre trascinante Blake Baxter (in "Disco nights" e "Who's got da flave again") e dalla inquietante voce di Tijana T. (nell'opener "I'm not your baby" e nella sinistra "Ghost dance"). L'intervento di Acid Maria in "Turn down the lights" che apre ad atmosfere abstract-jazz è la prima parte di un intermezzo che prosegue con la successiva "Let go" (delirio psichedelico quasi big beat che spiazza e affascina) e si conclude sulle note del basso funky di "Goldstar", lamento post-techno, oggetto misterioso e saltellante. "Following conditions" riprende la strada cupa che conosciamo, svanendo presto nelle più standard "Outlook", "From fire or flame" e "Consult"; stremati dal viaggio, in fondo arriva anche il momento di rallentare, con il superbo finale "Take me to heaven" in collaborazione con un altro personaggio storico di New York, Gennaro Le Fosse. Mai copertina nera fu più azzeccata.

8/10

Highlights: When the fever breaks, Disco nights, Ghost dance, Who's got da flave again, Turn down the lights, Let go, Goldstar, Take me to heaven.

Abe Duque - So underground it hurts (2005, Abe Duque Records / International Deejay Gigolò)

Una tonnellata di dodici pollici in un'attività più che decennale ed ecco il primo album di Mr. Abe Duque sulla sua particolarissima etichetta. In queste 13 tracce ci sono tutti i temi che da sempre caratterizzano la sua filosofia musicale, ovvero la devozione acid ("What you gonna do", "Acid"), il rapporto di amore/odio nei confronti della sua città ("What happened") e il rispetto per l'old-school ("Kooty kat", "Love to ya", "Champagne"), il tutto espresso con la consueta poesia post-moderna (e in questo senso la presenza di un guru come Blake Baxter in un paio di tracce ha aiutato non poco).
"Yo kid, remember back in the day? / The underground was truly the underground / People weren't trying to make hits / People were about it / No name droppin' / It was just straight up underground club habit". Serve altro?

8/10

Highlights: Kooty kat, Give it to her good, Love to ya, Acid, Dream desires, After hour Jesus revealed, What happened.

Ricardo Villalobos - Thè hau harem d'Archimède (2004, Perlon)

Maturo minimalismo geometrico.

7/10

Highlights: Hireklon, Serpentin, Hello halo, True to myself.

Simian - We are your friends (2002, Source)

Recentemente rispolverati dalla Gigolò di Dj Hell e quindi entrati di diritto nella scena electro/punk/funk, i Simian sono la testimonianza vivente di come quando la perfetta alchimia di chitarre e suoni sintetici si sposa con una scrittura pop solare sia possibile creare un disco allo stesso tempo facile e interessante. Oggi sopravvivono nella figure dei due membri James Ford (batterista re-inventato sound-engineer) e James Anthony Shaw, che producono per la Kitsunè nascosti dietro al moniker "Simian Mobile Disco".

8/10

Highlights: La breeze, Sunshine, Never be alone, Helpless, In between, When I go, End of the day.